Dietro la Maschera 2014, i racconti finalisti: "LA DAMA E IL FALCO" di Emma Bianchi.




"Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto."
Alexandre Dumas


Passione e mistero nel racconto 
"LA DAMA E IL FALCO" di Emma Bianchi.







Venezia, febbraio 1805

Le luci di Palazzo Foscarini si riflettevano sulle acque quiete della laguna.
Era una notte perfetta. Il cielo non era altro che un’immensa distesa di blu puntellata di stelle e avvolgeva l’intera città come le braccia di un amante. Il vento era appena una leggera brezza fra i capelli e la luna, uno spicchio di timida luce pallida, sembrava più misteriosa che mai.
Juliette si soffermò su di essa per un lungo istante e poi abbassò la sottile maschera di pizzo nero sul viso. Ispirò profondamente l’aria profumata della sera e, per la prima volta da molto tempo, avvertì una sorta di strisciante nervosismo attraversarle il corpo.  
Non capiva perché, ma quella notte era diversa dalle altre. Quella notte pareva scesa sulla terra per scuotere gli animi e far innamorare i cuori.
Sto diventando patetica si disse fra sé e sé. La malinconia è una delle tante cose che non posso permettermi. Né stasera, né mai.
Con un movimento fluido l’elegante gondola si accostò davanti all’ingresso dell’imponente dimora illuminata a festa. Il singhiozzare dei violini si mischiava al tintinnio dei calici di champagne e quest’armonia di suoni giungeva fino alle orecchie di Juliette come filtrata da un lontano sogno.
Juliette avrebbe voluto chiudere gli occhi e lasciarsi cullare da quella struggente melodia per sempre. Avrebbe voluto dimenticare il passato e persino il presente. Avrebbe voluto assaporare per un attimo quello che la gente comune chiamava vita. Una vita in cui non c’era spazio per le menzogne, il pericolo e i segreti.
Tutte cose che invece Juliette conosceva bene. Forse troppo bene.
Il freddo metallo della pistola nascosta fra le pieghe del suo abito di velluto, la riportò bruscamente alla realtà.
Scosse la testa dandosi della sciocca. Questa non è una notte da fiaba, ricordò a se stessa.
Questa è una notte da spie. Ed io sono la migliore.

*

«Viene chiamato “il Falco”. Ghermisce la preda prima ancora che questa lo veda arrivare. Dovrete guardarvi le spalle signore».
«Un’abitudine che ho fatto mia da molto tempo a dir la verità».
«Stavolta è diverso, vostra grazia».
Christopher Sutherland, conte di Devenry si voltò per scoccare un’occhiata di disapprovazione al proprio valletto.
«Turner, quante volte vi ho detto di non chiamarmi vostra grazia nemmeno in privato?».
«Sono desolato signore».
«Dicono che sia il miglior agente al servizio di Fouché» insistete il giovane dopo qualche minuto di silenzio. «Astuto. Senza scrupoli. Letale».
«Ottimo» commentò il conte senza scomporsi minimamente. «Mi aspetto un po’ di divertimento da questa serata».
Turner si avvicinò per sistemare il nodo della cravatta del conte.
«Dicono che sia riuscito a ingannare persino i russi».
«Comincio a preoccuparmi Turner. A sentirvi parlare, sembrate essere il suo più fervente ammiratore».
«Cerco solo di mettervi in guardia signore».
Colui che si faceva chiamare il Falco era, infatti, una vera e propria leggenda fra i servizi segreti francesi. La sua fama e il racconto delle sue mirabolanti imprese avevano raggiunto persino le coste britanniche. Gli agenti di Sua Maestà erano stati costretti a prendere atto della minaccia che il fantomatico Falco costituiva per l’intera Europa.
Christopher, tuttavia, sapeva bene che molto spesso le leggende non erano che un’abile e fantasiosa costruzione di menti umane. E le menti umane commettevano errori.
La specialità di Christopher era quella di usarli a proprio vantaggio.
Il conte era un uomo che univa a una irremovibile fiducia nelle proprie capacità il più rigido autocontrollo. Nulla gli sfuggiva e niente lo intimoriva.
«Credete che la missione avrà successo?» domandò il valletto.
«Non lo credo. Lo so.»

*


Il ballo era in pieno svolgimento e Juliette vi s’immerse senza indugi.
Il tempo era sempre un nemico e doveva essere costantemente tenuto a bada. Lo scambio sarebbe avvenuto nel giro di pochi secondi ed era essenziale che sembrasse naturale. Se fosse andato tutto secondo i piani, nel giro di un’ora Juliette sarebbe stata ormai lontana e con in tasca i più importanti documenti di cui la Francia si sarebbe mai potuta servire.
I travestimenti degli invitati creavano un caleidoscopio di scintillanti colori. L’atmosfera, carica di luci e musica, affascinava e incatenava le menti. Cento e più maschere diverse circondavano Juliette che, a un certo punto, ebbe l’impressione di essere stata risucchiata in un vortice inarrestabile.
Urtò una giovane dama in abito bianco e dal volto nascosto.
«je suis désolé» sussurrò Juliette mentre si chinava a raccogliere i rispettivi ventagli caduti.
«c'est toujours ça!» rispose l’altra ridendo e agitando la mano inguantata si allontanò seguendo il ritmo dell’orchestra.
Procedendo fra la folla un nuovo brivido colse di sorpresa Juliette.
Qualcosa stava per accadere e lei non era assolutamente preparata ad affrontarla.


*

Christopher rimase nascosto nell’ombra.
Una fonte sicura gli aveva riferito che il Falco avrebbe partecipato al consueto ballo in maschera che ogni anno si teneva a palazzo Foscarini in occasione del Carnevale. Un secondo agente gli avrebbe consegnato i documenti segreti che poi il Falco avrebbe consegnato a sua volta direttamente nelle mani di Fouché attraversando l’intera Francia.
Christopher era lì per impedirlo.
Il Falco era un maestro del travestimento ed era solito concludere le proprie missioni in breve tempo. Lasciare il ballo prima del dovuto avrebbe attirato l’attenzione generale ed era per questo che Devenry sapeva di non poter commettere errori.
Il Falco non avrebbe mai compromesso la missione uscendo dall’ingresso principale ma avrebbe preferito piuttosto dileguarsi facendo uso dell’ingresso riservato alla servitù.
Ed era proprio lì che Christopher lo stava aspettando.
Un rumore di passi interruppe il corso dei suoi pensieri. Qualcuno si stava avvicinando e sembrava anche avere una certa fretta.
Il conte non doveva esitare.
Christopher agguantò la figura misteriosa trascinandola dietro una delle tante porte chiuse che si affacciavano sul corridoio.
Quando si accorse di avere fra le braccia una donna, era ormai troppo tardi.
Una donna che però non avrebbe dovuto essere lì.
Il conte lanciò uno sguardo all’elegante abito, ai gioielli e all’elaborata acconciatura.
Sembrava una degli invitati ma l’istinto gli suggeriva altro.
Con un gesto deciso le strappò la maschera e si ritrovò a fissare un paio di magnifici occhi neri. Occhi che parevano sfidarlo.
Non sembrava spaventata. Sembrava furiosa.
La donna provò a sfuggire dalla sua presa ma il conte non le permise di fare più di un passo in direzione della porta.
Il suo istinto non falliva mai.

*

La piccola borsetta che la donna portava con sé conteneva una minuscola lettera ancora sigillata. Il conte spezzò il sigillo e spiegando il foglio macchiato d’inchiostro si ritrovò a leggere una lunga sequenza di lettere scritte in codice.
Christopher spalancò gli occhi.
Non poteva crederlo ma si trovava alla presenza del più famoso agente francese di tutti i tempi.
«Qual è il vostro nome?» domandò.
«Non vi basta sapere di aver catturato il Falco?» ribatté lei. Aveva una voce calda e suadente ma incrinata a tratti da una lieve nota metallica.
Christopher la fissò intensamente.
«Non m’interessa il Falco al momento. M’interessa la donna che ho davanti. Confesso di trovarla molto più eccitante».
Lei non seppe resistere e si odiò per questo. «Juliette» rispose in un sussurro «mi chiamo Juliette».
«Juliette» ripeté lui assaporando ogni lettera. «Vi si addice».
La donna fece spallucce. «È un nome come un altro» disse «e molto meno pomposo del vostro scommetto».
«Cosa v’induce a crederlo?» indagò l’uomo incuriosito.
«La puzza di voi aristocratici si avverte a miglia di distanza».
«Dovrete impegnarvi di più se il vostro obiettivo è scatenare il mio disappunto».
«Oh non intendevo offendervi» replicò subito Juliette. «La mia era una semplice constatazione».
Gli angoli della bocca dell’uomo si sollevarono in un sorriso che la conquistò.
«Siete una donna pericolosa» le disse.
Anche voi siete abbastanza pericoloso. Nessun uomo dovrebbe possedere occhi del genere.
«Vi sbagliate» disse lei invece. «Non sono una donna particolarmente pericolosa. Sono solo meno ingenua delle altre».
«E diventare uno degli agenti più noti della Francia di Napoleone è il vostro modo per dimostrarlo al mondo?».
Juliette rimase per qualche attimo in silenzio.
«Ditemi monsieur, siete fedele al vostro paese?» chiese. «Sareste disposto a fare qualunque cosa, affrontare ogni ostacolo, per esso?».
«Sarei disposto a morire per il mio paese».
Juliette sorrise. «Allora non potremo che andare d’accordo. Anch’io sarei disposta a morire per il mio paese. O credete forse che il mio impegno sia meno forte del vostro a causa del mio essere donna?».
«Credo, semmai, esattamente il contrario».

Quell'uomo la intrigava. Era arrogante, imperscrutabile e terribilmente inglese.
Era il nemico.
Avrebbe dovuto odiarlo.
«Voi inglesi…» sbuffò «non so mai se stare a sentire le vostre inutili chiacchere o farvi fuori e risparmiarmi la fatica».
«Siete con le spalle al muro eppure il vostro spirito bellicoso è ancora vivo e ribelle. Una attitudine tipicamente francese».
«Dal punto di vista di voi inglesi deve essere sconcertante. Mostrare delle emozioni intendo».
Gli occhi di lei risplendevano nel buio. Era bella ma la sua era una bellezza fatta d’acciaio, così diversa da quella delle donne cui era abituato.
«Siete dunque convinta che siamo incapaci di provare sentimenti?».
«Sono convinta che siate freddi e grigi come la vostra terra».
«Un errore abbastanza comune» bisbigliò Christopher appoggiando le labbra alla base del collo di Juliette e risalendo lentamente verso l’alto. «Sono tentato di mostrarvi quanto questa vostra convinzione sia sbagliata».
«Solo un inglese potrebbe essere capace di tanta arroganza» replicò Juliette.
Il tocco dell’uomo era delicato come una piuma ma da ogni punto che le sue labbra toccavano si scatenava un incendio di sensazioni.
Juliette trovò sempre più faticoso mantenere un respiro regolare.
La mano dell’uomo si fermò sul suo seno ansante.
«Sembrate in difficoltà madame» le sussurrò accostando le labbra al suo orecchio.
Juliette soffocò un gemito e sollevando lo sguardo cercò il suo.
Le iridi blu scuro si erano tinte di un invisibile sfumatura che la donna non poté non riconoscere.
Era passione, pura e semplice passione. La stessa che sentiva scorrere nelle vene e che ora le impediva di fuggire da quella camera.
Juliette portò la propria mano sopra quella di lui e strinse. Lo sentì trattenere il respiro.
«Non quanto voi monsieur» ansimò in risposta.
Fu allora che le loro labbra s’incontrarono. Il desiderio di entrambi si manifestò in un bacio che non aveva nulla di dolce e poco di prudente.
Le dita di lui affondarono fra i boccoli di Juliette. L’uomo la attirò a sé con un gesto brusco e trasformò il bacio in un’autentica invasione.
Quando si staccarono il mondo parve rallentare di botto e il cuore di Juliette perse un battito. Doveva approfittare di quel momento se voleva portare a termine la missione.
Dio solo sapeva quanto le sarebbe costato.
«Temo sia ora di dirci addio monsieur» sussurrò.
Christopher si accorse solo allora della piccola pistola frapposta fra loro.
Imprecò. «Non vi lascerò andar via così».
Juliette rimase per un attimo turbata dalla tempesta che scorse nel suo sguardo.
«Non potete impedirlo» disse.
«Concedetemi almeno un altro bacio».
Juliette lo fissò. «Non prolungherò ancora la mia agonia» rispose.
Si mosse verso la porta e rapida la spalancò.

*

Christopher la rincorse ma quando l’ebbe quasi raggiunta il grande salone si aprì davanti a loro. Prima di essere inghiottita dalla folla lei si voltò un’ultima volta dalla sua parte. Era avvolta dalle luci della festa mentre lui, nell’ombra del corridoio, non poteva che rimanere incantato a fissarla. Pochi secondi e dopo lei sparì.
Il Falco aveva spiccato il volo.
Christopher maledisse se stesso e la debolezza che grazie a lei aveva scoperto di possedere.
Il pensiero di aver completato la missione e recuperato i documenti non gli diede alcun conforto.
Voleva quella magnifica creatura per sé.
Non era finita.
Ovunque fosse andata, lui l’avrebbe ritrovata.


*

Juliette abbandonò il capo sui cuscini della gondola.
Era sicura che non avrebbe mai dimenticato quella notte.
Aprì il delicato ventaglio e scorse fra le pieghe una serie di parole scritte in codice. Lo scambio era riuscito alla perfezione. Le informazioni di cui la Francia aveva bisogno erano al sicuro fra le sue mani.
Perché allora non riusciva a fermare il tremore che le scuoteva?
Palazzo Foscarini scompariva lentamente dal suo orizzonte ma Juliette si rese conto che un pezzo di lei era rimasto chiuso fra quelle stanze.
Non era finita, si disse.
Il gioco era appena iniziato.






L'autrice:
EMMA BIANCHI è lo pseudonimo di Alessia Lo Bianco, studentessa universitaria e grande amante della lettura. Si diverte a scrivere recensioni per il blog Sognando Leggendo (con il nick Cerridwen) del quale è una felicissima collaboratrice e dove, fra le altre cose, cura una rubrica dedicata al romance, Lovers Corner's. All'interno de "Le Stagioni del Cuore", rassegna di racconti romance organizzata da La Mia Biblioteca Romantica, è possibile leggere un frammento/estratto di romantic suspense, Fino alla Fine; il suo racconto Aspettando l'alba è inoltre arrivato fra i sei finalisti della rassegna RossoFuoco(2012) sempre sul medesimo blog. Un suo racconto historical romance D'Oro e di Velluto, inoltre, è stato pubblicato sul numero 12 della rivista Romance Magazine. Con il racconto Miss Unity Freedom e la ragazza scomparsa ha vinto il concorso E-vamporismi e andrà a comporre un'antologia in uscita per La Mela Avvelanta Edizioni; mentre con un altro racconto fantasy Respiro di Drago ha vinto il concorso Le Terre del Mithril. Il racconto "Scia di fuoco" ha vinto la segnalazione delle redattrici de La Mia Biblioteca Romantica per la rassegna Senza Fiato. Si è inoltre classificata fra le cinque finaliste del Premio Romance 2013.








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4 commenti:

  1. Bellissimo!! Intrigante al punto giusto ma soprattutto mi è piaciuto il fatto che la spia fosse una donna e non il solito uomo! Grande! Scritto benissimo, in poche righe ho avvertito tutta la preparazione di Juliette, la tensione, il suo "scontro" con Christopher e il modo in cui la missione del Falco sia comunque giunta al termine ^_^
    Bravissima!!!

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  2. Il giusto mix di giallo e passione...
    Brava!!!

    RispondiElimina
  3. Alessia mi piace molto. Come sempre sa gestire bene il racconto, con giusta tensione. Sono certa che con qualche battuta in più sarebbe perfetto :)

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